domenica 22 novembre 2009

Tutti alla corte del mito di Excalibur

Il Sole 24 ore, 26/05/1996

STORIE RACCONTATE DI ARTU'
Tutti alla corte del mito di Excalibur

Giovanni Santambrogio

Non resta che sognare per torgliersi di dosso la cappa di grigia normalita' dove cresce il tasso di rassegnata delusione. Sara' questa condizione esistenziale o altro, ancora da scoprire, di fatto i libri sulle passioni e sui grandi miti tornano a occupare l'attenzione dei lettori. La Tamaro fa scuola. Ma tutto da capire e' anche il successo di quel genere letterario che incrocia la storia con la narrazione tipica del romanzo: avventure forti e capaci di ridestare i sentimenti profondi. Non sembrera', ma lo spirito piu' razionale si muove ascoltando l'istinto. Una legge inesorabile, nessuno vi sfugge. Nei classici razionalita' e inconscio, fede e politica intessono una dialettica che supera la contingenza per consegnarsi all'altalena del tempo. Oggi le voci del Medio Evo rompono il silenzio per tornare a raccontare l'avventura dei templari, il mistero del Graal, le visioni di Ildegarda. Esempi che stanno costruendo il successo di una collana di Pm. Adesso, la casa editrice di Casale Monferrato ha pubblicato di Michael Foss Re Artu' e il mito di Excalibur. Leggersi il testo quattrocentesco di Thomas Malory, disponibile in due volumi negli Oscar Mondadori, e' certamente piu' faticoso seppur suggestivo. Il rapporto diretto con l'opera originale e' diventato un esercizio da studiosi: la scuola ha smesso di educare al confronto con i classici. Eppure quanta ricchezza se ne trarrebbe. Lasciamo perdere le nostalgie. Artu' e le sue gesta rivivono nell'abile penna di Foss, un accademico nato in India, insegnante in America, da tempo dedito ai viaggi e alla scrittura. Vive a Londra. L'anno scorso ha pubblicato questo ciclo di leggende medievali che incontrato successo. Eccolo subito in traduzione italiana. La storia di Re Artu' e dei suoi cavalieri fu pubblicata per la prima volta nel 1485 dallo stampatore britannico William Caxton. Era stata scritta in prigione da Thomas Malory, un avventuriero violento e rapinatore. Merito del carcere o della voglia di riscattarsi, ecco che il cavaliere, con un passato politico di rappresentante della contea di Warwickshire, compone la piu' popolare raccolta delle gesta del popolarissimo Re, degli incantesimi di Merlino, degli amori di Lancillotto e Ginevra, di Tristano e Isotta, della ricerca del Graal. Quel che esce e' un racconto di passioni e di ideali, di virtu' esercitate come stile di vita, di tradizione di fede come strutture fondanti una societa'. Malory si ispira ai poemi del ciclo bretone sulla Tavola rotonda, che portano il nome di Chretien de Troyes. La sua narrazione segna, per stile e struttura del racconto, l'apparizione del romanzo moderno. Le radici della cultura europea attingono ispirazione in quelle gesta. Malory reinterpretando la societa' medievale mentre ormai si sta consolidando la nuova classe borghese, offre un racconto del suo mondo dove il criterio dell'azione prevale su tutto. Foss accentua questo aspetto avvertendo con una citazione da un antico volume tedesco quanto.
Michael Foss, Artu' e il mito di Excalibur, Pm, Casale Monferrato 1996, pagg. 288, L. 34.000.

Nessun commento:

Posta un commento