mercoledì 9 dicembre 2009

Artù alla luce della tradizione

LA PADANIA, 18 gennaio 2005
Artù alla luce della tradizione

Se ci si interroga su quale sia il mito che, in Occidente, è più diffuso nello spazio e più resistente nel tempo, pochi dubbi possono sorgere: sono i cicli arturiano e del Graal. Non c'è nazione in Europa priva di racconti, monumenti, reliquie, edifici e miti medievali o ancor più antichi in cui si affaccino, in forme varie, questi cicli di saghe. Artù e i suoi cavalieri godono di una straordinaria longevità, come dimostrano ancora, oggigiorno, il cinema (da "Excalibur" sino al recente "King Arthur"), la letteratura fantasy e il romanzo storico medievaleggiante (si pensi ai cicli di Cornwell o di White). Molti esempi sulla diffusione delle leggende arturiane si possono trarre anche al di fuori dei confini del nostro continente. Per esempio, Henry Corbin aveva sostenuto, con una serie di precisi documenti, la presenza e l'origine del mito del Graal nell'area persiana (e, più precisamente, nella corrente sufica dell'esoterismo islamico).
Altri avevano trovato le tracce di questi cicli persino nella remota India.

Se, dunque, un mito ha una diffusione tanto grande, esso deve avere al tempo stesso una profondità e una possibilità di letture altrettanto notevole. È una legge, questa, che pare sovvertita nel mondo contemporaneo. Qui pare infatti avere successo solo ciò che è vano e insignificante. In realtà, basta osservare il tempo da una posizione più distaccata per rendersi conto di come tutto muti celermente, chi ha un giorno il successo si trovi l'indomani nella polvere e la fama sia fuggevole. I filosofi tradizionalisti si sono interessati ai cicli arturiani e del Graal proprio per la loro caratteristica profondità. Dante al proposito avrebbe parlato di polisemia, ossia di molteplicità di possibili interpretazioni, nessuna delle quali incompatibile con le altre. Al vertice di tutte le letture sta quella simbolica, poiché quello dei simboli, come spiegò efficacemente René Guénon, è il linguaggio in cui si esprime la metafisica, che si rivela così nell'esoterismo.

Nel 1937 Julius Evola aveva dato alle stampe !Il mistero del Graal e la tradizione ghibellina dell'impero", un'opera in cui le radici celtiche e i significati delle saghe venivano analizzati proprio nella prospettiva simbolica. Dopo di allora passarono molti anni prima che, nel 1980, Dominique Viseux scrivesse "L'iniziazione cavalleresca nella leggenda di Re Artù", un libro eccellente sul significato dell'iter di ricerca e realizzazione spirituale del cavaliere arturiano, in cui le figure della Dama, del Graal, della Cerca venivano analizzate proprio nella prospettiva simbolica. Oggi quel libro è stato ripubblicato in italiano dalle Edizioni Mediterranee, nella collana "L'opera segreta" diretta da Gianfranco de Turris. Non è un libro soltanto per chi si interessi con passione febbrile della leggenda di Artù, ma anche per quanti siano rimasti incantati, almeno una volta, udendo il racconto di quei leggendari cavalieri. Tramite esso, infatti, si può accedere a una comprensione più autentica di quel fascino.

domenica 22 novembre 2009

la regina Ginevra e re Artù

la regina Ginevra e re Artù

Re Artù

Re Artù

King Arthur Movie Trailer

King Arthur Movie Trailer

Il Santo Graal

Il Santo Graal
L'avventura del Graal ha origini da un racconto pagano del tentativo prometeico di un eroe che vuole strappare all'Altro Mondo i suoi segreti. Il Graal è un oggetto magico, un corno d'abbondanza il cui possesso permette il trionfo definitivo sulle forze della morte. Il simbolo viene cristianizzato.
Il Graal è custodito gelosamente, capace di spiegare molti lati segreti della storia, questo simbolo lo ritroviamo accanto a Merlino, mago e profeta, il mitico fondatore della Tavola Rotonda, che sa disvelare le cose dette (passate e future). Le parole di Merlino sono una foresta di simboli, in cui le apparizioni e le metamorfosi di animali fantastici si confondono con visioni apocalittiche.

La Fata Morgana

La Fata Morgana

La sepoltura di Ginevra

La sepoltura di Ginevra

Lancilotto

Lancilotto

La morte di Re Artù

La morte di Re Artù

Mago Merlino

Mago Merlino

Tutti alla corte del mito di Excalibur

Il Sole 24 ore, 26/05/1996

STORIE RACCONTATE DI ARTU'
Tutti alla corte del mito di Excalibur

Giovanni Santambrogio

Non resta che sognare per torgliersi di dosso la cappa di grigia normalita' dove cresce il tasso di rassegnata delusione. Sara' questa condizione esistenziale o altro, ancora da scoprire, di fatto i libri sulle passioni e sui grandi miti tornano a occupare l'attenzione dei lettori. La Tamaro fa scuola. Ma tutto da capire e' anche il successo di quel genere letterario che incrocia la storia con la narrazione tipica del romanzo: avventure forti e capaci di ridestare i sentimenti profondi. Non sembrera', ma lo spirito piu' razionale si muove ascoltando l'istinto. Una legge inesorabile, nessuno vi sfugge. Nei classici razionalita' e inconscio, fede e politica intessono una dialettica che supera la contingenza per consegnarsi all'altalena del tempo. Oggi le voci del Medio Evo rompono il silenzio per tornare a raccontare l'avventura dei templari, il mistero del Graal, le visioni di Ildegarda. Esempi che stanno costruendo il successo di una collana di Pm. Adesso, la casa editrice di Casale Monferrato ha pubblicato di Michael Foss Re Artu' e il mito di Excalibur. Leggersi il testo quattrocentesco di Thomas Malory, disponibile in due volumi negli Oscar Mondadori, e' certamente piu' faticoso seppur suggestivo. Il rapporto diretto con l'opera originale e' diventato un esercizio da studiosi: la scuola ha smesso di educare al confronto con i classici. Eppure quanta ricchezza se ne trarrebbe. Lasciamo perdere le nostalgie. Artu' e le sue gesta rivivono nell'abile penna di Foss, un accademico nato in India, insegnante in America, da tempo dedito ai viaggi e alla scrittura. Vive a Londra. L'anno scorso ha pubblicato questo ciclo di leggende medievali che incontrato successo. Eccolo subito in traduzione italiana. La storia di Re Artu' e dei suoi cavalieri fu pubblicata per la prima volta nel 1485 dallo stampatore britannico William Caxton. Era stata scritta in prigione da Thomas Malory, un avventuriero violento e rapinatore. Merito del carcere o della voglia di riscattarsi, ecco che il cavaliere, con un passato politico di rappresentante della contea di Warwickshire, compone la piu' popolare raccolta delle gesta del popolarissimo Re, degli incantesimi di Merlino, degli amori di Lancillotto e Ginevra, di Tristano e Isotta, della ricerca del Graal. Quel che esce e' un racconto di passioni e di ideali, di virtu' esercitate come stile di vita, di tradizione di fede come strutture fondanti una societa'. Malory si ispira ai poemi del ciclo bretone sulla Tavola rotonda, che portano il nome di Chretien de Troyes. La sua narrazione segna, per stile e struttura del racconto, l'apparizione del romanzo moderno. Le radici della cultura europea attingono ispirazione in quelle gesta. Malory reinterpretando la societa' medievale mentre ormai si sta consolidando la nuova classe borghese, offre un racconto del suo mondo dove il criterio dell'azione prevale su tutto. Foss accentua questo aspetto avvertendo con una citazione da un antico volume tedesco quanto.
Michael Foss, Artu' e il mito di Excalibur, Pm, Casale Monferrato 1996, pagg. 288, L. 34.000.

La Signora del Lago

La Signora del Lago

Lancilotto - Artù - Ginevra

Lancilotto - Artù - Ginevra

Lancilotto e il cerchio delle fate

Lancilotto e il cerchio delle fate

La tavola rotonda di Re Artù


La tavola rotonda di Re Artù

dal film Excalibur

Dal favoloso film Excalibur

Merlino e la Tavola Rotonda

Merlino e la Tavola Rotonda

L'avventura del Graal ha origini da un racconto pagano del tentativo prometeico di un eroe che vuole strappare all'Altro Mondo i suoi segreti. Il Graal è un oggetto magico, un corno d'abbondanza il cui possesso permette il trionfo definitivo sulle forze della morte. Il simbolo viene cristianizzato.
Il Graal è custodito gelosamente, capace di spiegare molti lati segreti della storia, questo simbolo lo ritroviamo accanto a Merlino, mago e profeta, il mitico fondatore della Tavola Rotonda, che sa disvelare le cose dette (passate e future). Le parole di Merlino sono una foresta di simboli, in cui le apparizioni e le metamorfosi di animali fantastici si confondono con visioni apocalittiche.

La Fata Morgana e Re Artù

La Fata Morgana e Re Artù
Come archetipi incancellabili, alcune leggende riemergono alla superficie del subconscio periodicamente. Come la saga di Re Artu' e dei Cavalieri della Tavola rotonda, di Merlino, Ginevra, Lancillotto, Parsifal e Morgana, protagonisti di eccelse prove letterarie.

Ginevra

Ginevra

Artù, fantasma dal sangue blu

Il sole 24 Ore, 10/01/1999

Artù, fantasma dal sangue blu
Un saggio storico e un poema sullo sfuggente re di Camelot


Claudia Gualdana

C'è la storia, testimoniata da fatti e documenti. E c'è la leggenda; essa insegue e trasfigura la realtà, come se fosse un suo doppio dai contorni sfumati. Nella memoria collettiva, persistono eroi mitici: re Artù è un vivido esempio di questa nobile schiatta. Dopo i semidei del mondo classico, circonfusi da un'aura olimpica di eternità, nel Medioevo sorse questo nuovo astro. Il re di Camelot, in compagnia dei cavalieri della Tavola Rotonda, trionfa nella letteratura medioevale, che ancora oggi suggestiona i lettori. É sufficiente ricordare il capolavoro di Goffredo di Monmouth, Historia Regum Britanniae, completato nel 1136. Per non parlare di Chrétien de Troyes che, tra il 1160 e il 1180, con il Lancelot e il Perceval, scolpì i tratti definitivi al ciclo arturiano. O ancora di Wolfram Von Eschenbach, che tra il 1200 e il 1210 compose il Parzival, un'opera di alto valore letterario, gravida di conseguenze per la cultura tedesca moderna. Artù è il valoroso per eccellenza. Punto di contatto di valori cristiani, nordici e classici, egli è l'emblema dell'onore, della virtù, del codice cavalleresco. É equanime, invincibile, solare: rappresenta il monarca perfetto. Ma nella storia Artù è un fantasma. Mito dalle singolari implicazioni documentarie, egli da secoli sfugge alle indagini. Negli ultimi anni, l'industria editoriale ha sfruttato la rediviva popolarità del ciclo arturiano, sorta di nostalgia per le origini della civiltà europea. Il fascino esercitato dalla Cerca del Graal, da Merlino, Lancillotto e re Artù ha aperto la strada a nuove pubblicazioni, che talvolta hanno contribuito ad aumentare la già consistente confusione. Eppure non mancano i ricercatori, impegnati a trovare il bandolo della matassa in una materia assai intricata. Tra i più autorevoli figura Geoffrey Ashe, che ha identificato il re di Camelot con Rhiothamus, sovrano britannico vissuto nel V secolo, erede del potere romano che contrastò l'avanzata barbara dei visigoti. Nel 1985, A. Wilson e B. Blackett lo individuano in Arthwyr ap Meurig, re di Glamorgan e Gwen, vissuto tra il 503 e il 579. Ora esce da Piemme Alla ricerca di re Artù, di Chris Barber e David Pykitt, due eccentrici inglesi che hanno dedicato un ventennio alla cerca del mitico monarca. Il lavoro, in effetti, ha qualcosa di titanico, nel suo addentrarsi in un ambito che si perde nella scarsità documentaria dell'alto Medioevo. Ma è anche un testo utile, che accompagna il profano nella Gran Bretagna degli albori storici, dove si aggiravano i romani, che dominarono l'isola per quasi quattro secoli. La tesi degli autori, che in parte si rifà a quella di Blackett e Wilson, è accettabile. Scandagliando documenti e indizi, essi giungono a identificare Artù nel re dei Siluri del Galles meridionale, comunità ricostituita dopo la scomparsa dell'antica repubblica romana. Sui territori di Glamorgan, Erging e Gwent, Arthwys, figlio di Meurig, nel VI secolo creò l'impero dei Siluri. Camelot è in realtà Caer Melin, oggi nota come Llanmelin, antica roccaforte dei Siluri posta a nord di Caerwent. La leggendaria Avalon, invece, è l'isola di Bardsey. Situata al largo della penisola di Lleyn, essa è considerata , ma fu anche la sede di un importante monastero. Barber e Pykitt analizzano l'Historia Brittonum di Nennio punto per punto, localizzando le sedi delle dodici battaglie sostenute da Artù. Instancabili, propongono una versione dei fatti forse discutibile. Ma questo, in fondo, è un aspetto secondario. Probabilmente, il re fu un personaggio storico, trasfigurato in un mito grandioso. Ma quel che conta, è che Artù, nel Medioevo, fu un simbolo. E i simboli, come sappiamo, non hanno bisogno di documenti per dimostrare che trascendono la storia. D'altronde, se purtroppo abbiamo perso le sue tracce, non ci manca di che consolarci, in particolare a livello letterario. Per esempio, nella collana Biblioteca Medioevale, diretta da M. Mancini, L. Milione e F. Zambon per Luni editrice, è appena stato pubblicato Le gesta di Artù di Lazamon, per la cura di Gloria C. Mercatanti. Si tratta della sezione arturiana Artù> del Brut, poema composto probabilmente al calare del XII secolo. Sospeso tra modello francese e inglese, tra civiltà cattoliche e mitologia celtica, il testo è un capolavoro di letteratura medioevale. La leggenda si è fatta arte, e come tale non potrà tramontare. Artù, almeno da un punto di vista letterario, è senza dubbio un personaggio storico.

Chris Barber e David Pykitt, Artù. Un'indagine storica svela il mistero del re di Camelot, edizioni Piemme, Casale Monferrato (Al) 1998, pagg. 396, L. 38.000;

Lazamon, Le gesta di Artù, a cura di Gloria Corsi Mercatanti, Luni editrice, Milano 1998, pagg. 414, L. 26.000.

Re Artù era veneto?

Re Artù era veneto?

La Dama del Lago

La Dama del Lago

Fata Morgana

Fata Morgana

Excalibur

Excalibur

Artù e la signora del lago

Artù e la signora del lago

Consacrazione della Spada

Consacrazione della Spada

La Fata Morgana con la spada Excalibur

La Fata Morgana con la spada Excalibur

Funerale di Re Artù

Funerale di Re Artù

Incantesimo sul Mago Merlino

Incantesimo sul Mago Merlino

Excalibur e la Dama del Lago


Excalibur e la Dama del Lago

Exalibur e Re Artù


Exalibur e Re Artù